Vanno curate ai primi sintomi queste patologie diffuse specialmente nelle donne, perché trascurarle significa spesso far sì che diventino croniche.

Il bisogno impellente di urinare seguito da spasmi e bruciori; la necessità continua di svuotare I la vescica, senza urgenza di farlo. E’ così che si manifesta un’infezione urinaria, che talvolta può accompagnarsi a febbre, anche elevata, con un’emissione di urina torbida e maleodorante.

Le infezioni urinarie sono malattie infettivo infiammatorie della vescica, e possono essere causate da batteri, virus e funghi. Sono infezioni molto più frequenti nelle donne, in primis per motivi anatomici, ma anche per l’uso di contraccettivi meccanici (spirali, diaframmi, creme spermicide), che possono veicolare l’infezione. A scatenarle anche l’uso di biancheria intima in materiale sintetico o pantaloni troppo aderenti, che impediscono la normale traspirazione, così come una non corretta igiene intima, a base di prodotti a pH non fisiologico, oppure l’uso improprio o eccessivo di lavande vaginali. Le infezioni possono essere episodiche, ma più spesso assumono carattere ricorrente. Senza apparenti cause scatenanti, si ripresentano, di tanto in tanto. Prima dei 50 anni, ne soffre circa il 10 per cento delle donne; dopo tale età, l’incidenza arriva al 20 per cento, in entrambi i sessi…

 

 

Non sottovalutarle

I disturbi di un’infezione del genere non vanno sottovalutati. Queste malattie vanno curate fin dai primi sintomi, per evitare che diventino croniche. Un consiglio che va sempre bene per prevenirle, è quello di non bere mai meno di un litro di acqua al giorno. L’acqua serve non solo a tenere puliti i reni, ma anche a combattere la stipsi, fattore che può favorire le infezioni. Inoltre è opportuno seguire una dieta più ricca di alimenti a residuo acido, come cereali, carne, pesce, mirtilli e prugne, e povera di quelli a residuo alcalino (latte e grassi).

Al di là delle cure farmacologiche prescritte dal medico di famiglia, si può ricorrere all’aiuto di diverse piante medicinali, che si sono rivelate assai utili per contrastare queste infezioni: l’Uva ursina, ad esempio, dalle cui foglie si ricava un estratto secco capace di distruggere molti tipi di batteri responsabili delle Infezioni urinarie. Il suo estratto deve essere titolato in arbutina (minimo 10%), che ostacola anche la capacità dei batteri di aderire alle cellule infettandole e li elimina con le urine. Va assunta al mattino e alla sera con bicarbonato di sodio, per alcalinizzare le urine, per 10-12 giorni.

Poi si può utilizzare il Cranberry (mirtillo americano), che impedisce l’adesione dei batteri alle cellule e, in più, ha un’azione antiossidante e antinfiammatoria a livello delle vie urinarie. Si trova in capsule contenenti estratto secco titolato in proantocianidine totali minimo 1%, da assumere mattina e sera, lontano dai pasti. Il Cranberry andrebbe assunto per almeno due mesi per evitare le recidive. In associazione è utile anche assumere la Pilosella (titolazione minima 0,5% in vitexine), diuretica, depurativa e antinfiammatoria. Se durante le cure si presentassero recidive, sarà opportuno consultare di nuovo il medico curante.