È la ghiandola maschile situata vicino allo sbocco della vescica e alla parte iniziale dell’uretra. La sua funzione principale è secernere un liquido (succo prostatico), che è un importante componente del liquido seminale. Quando l’ingrossamento della ghiandola fa sospettare una sua trasformazione maligna o quando provoca disturbi che non vengono risolti con i farmaci, si ricorre all’intervento chirurgico. I sintomi più frequenti di ipertrofia benigna sono: minzione frequente, difficoltà nel dare avvio al flusso urinario, bruciore e presenza di sangue nelle urine.

La preparazione

A casa: prima dell’intervento, è necessario fare un’ecografia sovrapubica e transrettale. Si effettua anche un esame del sangue (per controllare il dosaggio del psa, l’antigene prostatico specifico che indica una possibile presenza di cellule tumorali).

In ospedale: ricovero il giorno prima dell’intervento e controlli di routine per l’anestesia.

L’intervento

Se si tratta di una ipertrofia benigna, il chirurgo può procedere con la tecnica endoscopica. La durata dipende dalla complessità del caso e dalla tecnica adottata.

• ci sono diverse vie di intervento. Per esempio: il chirurgo rimuove per via endoscopica, e quindi mininvasiva, la parte della ghiandola che protende nell’uretra, con anestesia spinale.

• in caso di ipertrofia maligna (tumore), il chirurgo procede a una prostatectomia radicale. In anestesia generale, pratica una incisione lungo la linea mediana del basso addome e apre la vescica. Attraverso la vescica aperta, asporta l’intera ghiandola.

• esiste anche la possibilità che il chirurgo pratichi l’incisione nel basso addome, direttamente sopra la prostata, che viene asportata senza aprire la vescica.

La convalescenza

In caso di ipertrofia benigna, si mantiene un catetere almeno per i primi 3-4 giorni. Ci si può alzare dal letto nell’arco di 24-48 ore. L’alimentazione può riprendere dopo un giorno. Si segue una cura antibiotica per circa 10 giorni. Le dimissioni avvengono, di solito, non oltre i 7 giorni e una ripresa completa si ottiene dopo 3-4 settimane.

•  nel caso di tumore della prostata, il catetere viene lasciato per 20-25 giorni e il medico valuta se è necessaria anche una cura aggiuntiva con farmaci antiandrogeni, che bloccano l’azione di ormoni naturali sulla prostata.