È uno stimolatore elettrico che serve a normalizzare il ritmo e la frequenza cardiaci. Si può utilizzare come rimedio temporaneo (per esempio, nei casi di disturbi di ritmo provocati da un infarto) oppure stabile (per esempio, nei casi di aritmie che comportano pause molto lunghe tra un battito e l’altro del cuore). Esistono anche pace-maker anti-aritmici: funzionano come dei defibrillatori e contrastano i battiti troppo rapidi del cuore.

La preparazione

A casa: non è necessaria alcuna preparazione.

In ospedale: il ricovero avviene il giorno prima dell’intervento, per eseguire i controlli di routine (elettrocardiogramma, esame completo del sangue, rx del torace).

L’intervento

L’operazione viene eseguita dal cardiologo in anestesia locale e dura, di solito, da 1 a 3 ore. Attraverso la vena cefalica, si inserisce un elettrocatetere che raggiunge le cavità a destra del cuore (atrio e ventricolo destri). Questo elettrodo è poi collegato alla pila del pace-maker, che il cardiologo inserisce dopo aver creato un apposito spazio (“tasca”), tra la cute e le fasce muscolari del petto.

La convalescenza

Si tratta di un intervento di lieve entità. Si può riprendere da subito l’alimentazione normale e le dimissioni dall’ospedale avvengono, di solito, al terzo giorno.

•  una prima visita di controllo, per vedere la funzionalità dello stimolatore, è consigliata dopo 3-6 mesi dall’operazione. In assenza di altre malattie o complicanze, non è necessario prendere farmaci specifici dopo l’intervento.

Le pile che alimentano il pace-maker durano dai 6 agli 8 anni. Quando si scaricano, possono essere sostituite senza dover ripetere l’intervento.,