Gestire l’attacco di panico o uscirne per sempre è possibile?

Le sensazioni fisiche ed emotive che proviamo quando ci sentiamo in difficoltà in un ambiente ristretto, o quando stiamo percorrendo in auto una strada che sembra restringersi davanti ai nostri occhi, o mentre stiamo attraversando un ponte con la paura di cadere nel vuoto, o quando abbiamo paura a stare in luoghi affollati, come metropolitana discoteca, ristoranti, aereo, tutti quegli eventi che ci fanno sentire un senso di soffocamento o asfissia, tremore, o prurito, sudorazione, tachicardia, sensazione di morire, sono senz’altro la manifestazione di un attacco di panico, e si è invasi dall’istinto di fuga per uscire da quella sensazione. Il DAP (disturbo da attacco di panico) sorge improvviso, senza alcuna apparente causa scatenante, a volte anche di notte, e proviamo sensazioni mai vissute prima.

 

 

Come mai, di fronte a situazione normalmente gestibili, e che di fatto abbiamo gestito fino al giorno prima, non riusciamo più a controllarle?

Gli ultimi studi neuroscientifici hanno provato ciò che già da tempo era stato osservato e posto alla base della metodologia che usiamo nel nostro Istituto. L’essere umano ha “due cervelli”: uno nella calotta cranica, cervello logico e il secondo posto nell’intestino, il cervello emozionale. “Secondo cervello” in quanto possiede una quantità maggiore di fibre nervose rispetto all’altro, produce sostanze psicoattive, e pur se collegato con il nervo vago e il midollo spinale all’altro, lavora in modo autonomo, si ammala e sviluppa nevrosi proprie. Una delle funzione del cervello emozionale è di contenere la memoria emotiva, e una delle funzioni di quello logico è di gestire e controllare l’emozione.

L’attacco di panico è abbastanza diffuso nella popolazione. Che tipo di persone colpisce maggiormente, e in particolare ne soffrono di più uomini o donne? L’attacco di panico infatti colpisce circa il 4% della popolazione, in particolare i due terzi sono donne ed inoltre è purtroppo, in aumento tra gli adolescenti.

Perché colpisce maggiormente le donne ed è in aumento tra gli adolescenti?

Colpisce maggiormente le donne In quanto una delle cause della comparsa degli attacchi di panico è l’aborto, il cui sintomo può manifestarsi anche dopo molti anni dall’accaduto ed in presenza di eventi scollegati dalla causa primaria che però rappresentano la goccia che fa traboccare il vaso. Per gli adolescenti una delle cause è la volontà logica dell’adolescente stesso di crescere e diventare più Indipendente mentre emotivamente rimane collegato al cordone ombelicale genitoriale o di chi ne fa le veci. Come statisticamente dimostrato, esistono almeno altre tre cause primarie per gli attacchi di panico, che colpiscono la popolazione in generale.

Ci può dire come si fa ad essere certi che siamo in presenza di un attacco di panico e quali sono i disturbi fisici che si possono vivere sia prima che durante un DAP?

Quando si presentano quattro dei sintomi ben precisi di seguito descritti siamo in presenza di un conclamato disturbo di attacco di panico, mentre se si presentano solo due di tali sintomi, siamo nell’anticamera del disturbo di cui parliamo.

• I sintomi sono tachicardia

• palpitazione, sudorazione

• vampate di calore

• prurito immotivato

• tremori fino a scosse vere e proprie

• dispnea (problemi di respirazione) sensazione di soffocamento

problemi addominali quali coliti

• colon irritato

• nausea o vertigini

• sensazioni di svenimento sensazione di scollegamento dalla realtà

• paura di perdere il controllo o di impazzire

• paura di morire

Il sintomo deve essere curato perché potrebbe trasformarsi in agorafobia cioè paura dei luoghi dai quali si ritiene di non poter fuggire in caso di pericolo, sino ad arrivare a non uscire più da casa, a questo punto la fotofobia (paura della luce), l’individuo a questo punto ha un grosso handicap.

Quale soluzione propone per la terapia di questo stato patologico?

Per riuscire ad arrivare al secondo cervello, ovvero la sede della memoria emozionale, dove si sono accumulate tutte le tensioni negative, oltre che tutti quel traumi volontari e involontari vissuti, bisogna mettere da parte la logica ed arrivare così al nocciolo della questione. E’ possibile realizzare tutto ciò attraverso l’identificazione del codice emotivo dell’individuo che ne soffre, effettuando un percorso di regressione allo stato “cosciente personalizzato”.

Lei ci parla di un percorso terapeutico, e quindi non di un rimedio farmacologico. Che tempi richiede e soprattutto è una soluzione per tutti i casi? Il farmaco in questo caso serve per tamponare il sintomo, ma raramente agisce sulla causa. Il percorso terapeutico mirato per la persona, che è verificato e confermato dalle ricerche del nostro istituto, conduce, attraverso una ipnosi regressiva ottenuta con una innovativa metodologia, a riprendere il controllo e liberare la persona dalle cause che hanno portato l’attacco di panico. I tempi impiegati vanno generalmente dai 15 ai 30 incontri.