Il medico nelle querele lamenta l’intento intimidatorio e l’ingiustizia della minaccia” subita, nonché “l’odiosità e l’insidiosità” del comportamento delle sue pazienti.

È diventata la normalità: le clienti si fanno fare il botulino, soddisfatte chiedono il lifting, poi la depilazione con il laser, quindi la liposuzione. E al momento di saldare il conto, per non pagare il medico, minacciano di denunciarlo, sostenendo che ne ha deturpato per sempre le grazie.

Ma ora A.B., specialista in chirurgia plastica ed estetica, 38 anni, uno studio a Milano e uno a Verbania, non ci sta e reagisce al ricatto denunciando le clienti per tentata estorsione. Nelle querele lamenta “la pretestuosità, l’intento intimidatorio e l’ingiustizia della minaccia” subita, nonché “l’odiosità e l’insidiosità” del comportamento delle sue pazienti, che sfruttano il suo “naturale timore di veder danneggiata la propria professionalità, il proprio nome e la propria immagine” per vedersi azzerare il conto.

Assistito dall’avvocato Francesca Rena, A.B. ha già depositato tre denunce, a cui ha allegato i nomi delle persone che possono testimoniare sulla sua diligenza e sulla soddisfazione dimostrata dalle pazienti dopo ogni intervento. Se il principio passerà il vaglio dei magistrati, le procure potrebbero essere presto invase dalle querele dei colleghi medici.

Diversi i casi denunciati alla procura di Verbania. Il primo riguarda una donna che a partire dal settembre 2009 si è sottoposta a ripetute infiltrazioni al viso con tossina botulinica e acido ialuronico, a un lifting e a un intervento chirurgico alle palpebre.Ricevuta la fattura nell’agosto successivo, gli avvocati della paziente hanno scritto al medico, minacciando una denuncia, ma affermando “la propria disponibilità a trovare una soluzione bonaria della vicenda”.

Il secondo caso, riguarda una donna che ha usufruito delle prestazioni del medico“per ben 5 anni” dal 2004. Si è fatta fare due liposuzioni, una blefaroplastica, la riduzione del seno, poi una mastoplastica additiva, la plastica agli addominali, il lifting alle cosce, ai glutei e al viso e infine il laser epilatorio. Ha saldato tutto, tranne le ultime due fatture e “subito dopo aver ricevuto l’intimazione di pagamento, d’improvviso la paziente non è più stata soddisfatta” e ha minacciato il chirurgo di “azioni giudiziarie per inesistenti danni estetici”.

Il terzo caso, infine, riguarda una consulente esterna dello studio, che tra il settembre 2008 e il maggio 2010 si è sottoposta a 5 trattamenti di epilazione che si sono interrotti quando la collaborazione è finita a causa di una vertenza legale di lavoro. A questo punto il medico ha chiesto il saldo e dopo più di un mese la donna gli ha mandato una lettera dell’avvocato, dicendo che gli avrebbe causato “gravi danni” per oltre 26mila euro.

Secondo l’avvocato,questi comportamenti integrano il reato di tentata estorsione perché contengono tutti gli elementi previsti dal codice penale: la minaccia, l’atto di disposizione patrimoniale e l’ingiusto profitto con altrui danno. Perché ogni paziente, “per rimpinguare la propria cassa, ha deciso in modo del tutto consapevole di utilizzare l’ingiusta minaccia dell’esercizio di un diritto al fine di procurarsi un profitto contra ius”.Le querele hanno determinato l’apertura di tre inchieste. Una è ancora aperta. Per due, il pubblico ministero ha chiesto l’archiviazione, ma ora la parola passa al giudice per le indigini preliminari.