Alcuni studi scientifici hanno evidenziato come una dieta ricca di acidi grassi sia importantissima anche a livello cardiaco e pressorio.

Secondo l’Osservatorio NFI Centro Studi dell’Alimentazione Nutrition Foundation of Italy, che contribuisce allo sviluppo della ricerca scientifica e dello scambio di informazioni in campo alimentare – recenti studi scientifici sugli Omega-3 hanno evidenziato che una dieta ricca di tali acidi grassi avrebbe effetti benefici sul ritmo cardiaco e proteggerebbe contro il rischio di morte improvvisa. Il loro consumo aiuterebbe anche a tenere sotto controllo i valori della pressione sistolica e diastolica.

MENO IPERTESI

volto 4.680 persone di età compresa tra i 40 e i 59 anni e, anche in questo caso, hanno preliminarmente compilato un questionario relativo alle abitudini alimentari, al consumo di alcool e all’assunzione di supplementi e farmaci. È stata poi eseguita la misurazione della pressione arteriosa due volte nel corso di ognuna delle quattro visite mediche previste. Il consumo medio di acidi grassi Omega-3 tra i partecipanti è risultato pari a 2g al giorno; da un’analisi dei dati è emerso che coloro che consumavano le maggiori quantità di omega-3 presentavano, sia per la pressione sistolica, sia per quella diastolica, valori più bassi di circa 1 mmHg. In particolare l’effetto antiipertensivo maggiore è stato riscontrato nei soggetti non ipertesi che non seguivano diete particolari, non assumevano supplementazioni o farmaci e non erano affetti da diabete o patologie cardiovascolari.

CONTRO LE ARITMIE

Un altro studio ha coinvolto oltre 3mila persone con età media 45 anni con l’obiettivo di ricercare l’associazione tra il consumo di pesce e Omega-3 e il rischio di aritmie cardiache. I partecipanti hanno compilato un questionario su abitudini alimentari, livello di attività fisica e consumo di alcool, e sono stati sottoposti a elettrocardiogramma. Gli studiosi hanno osservato che coloro che consumavano più di 300 g di pesce a settimana presentavano una riduzione del 13,6 per cento dell’intervallo QT (indicatore delle caratteristiche del ciclo elettrico cardiaco – elevati intervalli QT indicano una lenta ripolarizzazione ventricolare), rispetto a chi non ne mangiava. La riduzione passava al 29,2 per cento dopo aver integrato il questionario con i dati relativi a età, sesso, livello di attività fisica, indice di massa corporea, abitudine al fumo e consumo di noci.

PIÙ OMEGA A TAVOLA

Nella categoria dei grassi polinsaturi sono comprese due importanti sottoclassi di acidi grassi: gli Omega-3 e gli Omega-6. Di questi ultimi ne assumiamo grandi quantità attraverso l’alimentazione mentre gli acidi grassi Omega-3 di solito assenti nella nostra dieta. Ne sono ricchi pesce, crostacei, tofu, mandorle, noci e alcuni oli vegetali (l’olio di semi di lino, di nocciole e di colza). Gli specialisti raccomandano di consumare pesce ricco di acidi grassi Omega-3 due volte la settimana per ottenere vantaggi apprezzabili per la salute.